NICHEL FREE: È DAVVERO POSSIBILE?

È possibile acquistare cosmetici che siano completamente privi di nichel? Qual è la ragione per cui si parla tanto di questo metallo? Attraverso questo articolo cercheremo di fare chiarezza e di rispondere a tutte le curiosità relative al nichel nei prodotti cosmetici.

Negli ultimi anni si è parlato moltissimo del nichel all’interno dei cosmetici.
Fino a qualche tempo fa, sulle etichette dei prodotti, capeggiavano coloratissimi bollini riportanti il claim nickel free. Niente di più scorretto da asserire: il nichel, come scopriremo tra poco, si trova ovunque ed è impossibile dire con certezza che un cosmetico ne sia privo.
Del nichel si parla moltissimo perché si tratta di un metallo pesante che, se assorbito in eccessiva quantità, può provocare reazioni allergiche e fastidi diffusi. Oltre questo, però, il nichel resta un elemento molto interessante dalla storia millenaria.
Restate con noi, si parte alla scoperta del nichel!

Iniziamo col ricordare che il nichel è un elemento chimico, come il ferro, il rame oppure l’ossigeno e si trova nel gruppo 10 della tavola periodica degli elementi, quello comprendente tutti i metalli di transizione. Sebbene la scoperta ufficiale del nichel risalga a pochi secoli fa, questo elemento fu ampiamente utilizzato dalle antiche civiltà. Pensate che gli artigiani cinesi, già nel terzo secolo a.C., utilizzavano una lega di nichel chiamata bianco rame nella manifattura di oggetti e piccole opere artistiche.

Tutti i prodotti della linea BOY DE CHANEL

Il nichel fu riconosciuto ufficialmente nel 1754 dal mineralogista svedese Axel Fredrik Cronstedt il quale, durante uno studio in alcune miniere di cobalto, scoprì un minerale molto simile a quelli contenenti rame che, però, presentava spiccate peculiarità. Battezzò la curiosa scoperta cupfernickel, cioè qualcosa di simile al rame, cupfer, ma contenente un elemento misterioso come un folletto: nickel, appunto.
Da quel momento in poi, il nichel venne ampiamente studiato e, nel 1890, il chimico tedesco Ludwig F. Mond mise a punto un sistema attraverso cui ottenere nichel puro a partire dai suoi ossidi minerali.
Oggi il nichel viene impiegato nella creazione di leghe metalliche come ad esempio l’acciaio e poi nella coniazione di molte monete (anche le nostre monete da 1 e 2 euro ne contengono in piccola quantità), nelle batterie ricaricabili, nei catalizzatori, in alcuni utensili e gioielli.

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Ma non solo. Il nichel risulta essere molto abbondante nella crosta terrestre ed è un elemento assolutamente ubiquitario. Ci teniamo a ricordare, a questo proposito, che il nichel è anche uno dei costituenti naturali di moltissimi alimenti e che, generalmente, è proprio il cibo la fonte principale di esposizione umana a questo metallo. (3)
Altri fattori di esposizione possono essere aria e acqua.
Il nichel contenuto negli alimenti possiede, tra l’altro, una valenza biologica interessante e la sua presenza in tracce, quindi in piccolissime quantità, contribuisce al mantenimento dell’omeostasi, l’equilibrio fisico e chimico del corpo umano.
I cibi che contengono più nichel sono:

  • Cioccolato;
  • Legumi;
  • Noci e nocciole;
  • Cereali integrali;
  • Aringhe;
  • Cannella.

APPROFONDIMENTO: gli elementi presenti in piccole quantità, all’interno di un composto, vengono chiamati oligoelementi. La loro concentrazione si attesta, generalmente, al di sotto delle 100 parti per milione (ppm). Gli oligoelementi vengono ulteriormente suddivisi in elementi in traccia ed elementi ultra-traccia. Il nichel fa parte di quest’ultima categoria, secondo cui l’assunzione media giornaliera dovrebbe rimanere nell’ordine dei microgrammi.

In uno studio condotto nel 2015, ad esempio, è stato calcolato che in una tavoletta di cioccolato fondente all’85%, del peso di 100g, il contenuto di nichel si attesta intorno ai 470 µg. (4)

TOSSICITA’ DEL NICHEL

Il nichel, come nel caso di molti altri metalli, può rappresentare un problema per la salute umana quando presente in dose eccessiva, considerata non più sicura.L’introduzione di questo metallo nel corpo umano avviene generalmente tramite ingestione e inalazione, di meno attraverso l’assorbimento percutaneo. (1) Per quanto riguarda la pelle, si è soliti definire il nichel un metallo sensibilizzante, quindi capace di attivare risposte immunologiche che allertano l’organismo. Spesso avrete sentito parlare di allergia al nichel: effettivamente si tratta di una reazione allergica che si è soliti indicare, con più precisione, col termine ipersensibilità di tipo ritardato o cellulo-mediata.

Come funziona? Dopo un primo contatto del nichel con la cute, si ottiene una discreta sensibilizzazione dei linfociti T, alcune tra le cellule deputate alla risposta immunitaria. I contatti successivi tra linfociti e antigene – la sostanza reputata potenzialmente pericolosa dal nostro sistema immunitario – vanno a stimolare la produzione di citochine. Queste, a loro volta, sono in grado di attivare ulteriori cellule e molecole proteiche che alla fine causeranno le note infiammazioni cutanee e i problemi ai tessuti generalmente riconosciuti sotto il nome di Dermatite Allergica da Contatto.
Si parla di ipersensibilità di tipo ritardato perché gli effetti dell’allergia si manifestano dopo circa 24 ore.
Questo tipo di allergia è molto diffusa in tutto il mondo. Secondo diversi studi condotti negli ultimi anni, sono le donne ad essere maggiormente esposte al nichel rispetto agli uomini. Questo accade a causa di gioielli, cinture e dettagli metallici che spesso fanno parte della nostra quotidianità.

E PER QUANTO RIGUARDA I COSMETICI?

Abbiamo già visto che i metalli sono naturalmente presenti nelle rocce, nell’acqua e in molti ingredienti vegetali e perciò vi sarà semplice immaginare che, non di rado, potrebbe accadere che piccole quantità di elementi come il nichel finiscano nei processi di lavorazione dei prodotti cosmetici. Il Regolamento (CE) n. 1223/2009, principale testo di riferimento per quanto riguarda la formulazione e la messa in commercio dei cosmetici, vieta espressamente l’utilizzo di metalli come ingredienti. Questo vuol dire che non troveremo mai la voce nichel nell’INCI di una crema viso oppure di uno shampoo. Ma se i metalli sono vietati dal Regolamento, perché sulle etichette dei cosmetici troviamo spesso la dicitura “nickel tested”? Il Regolamento ha, chiaramente, dovuto tenere conto dell’ubiquitarietà di alcuni elementi. Per questo motivo, si è deciso di tollerare tracce di metalli come il nichel all’interno di un prodotto cosmetico, seppure nel rispetto di alcune condizioni:

  • che la traccia di nichel sia tecnicamente inevitabile;
  • che questa si verifichi nonostante l’osservanza di buone pratiche di fabbricazione;
  • che il prodotto risulti sicuro nelle condizioni d’uso ragionevolmente prevedibili. (2)

Al momento, tuttavia, non esiste alcuna legge, né europea, né italiana, in grado di definire, con precisione, i valori delle tracce tollerabili di metalli come il nichel. Nel 2009, a questo proposito, l’Istituto Superiore della Sanità ha pubblicato due documenti in cui ha espresso il proprio parere riguardo questo argomento, suggerendo i limiti massimi accettabili, relativi alla concentrazione di alcuni metalli pesanti all’interno dei cosmetici. Per il nichel, come è possibile osservare anche nella tabella riportata qui in basso, il valore proposto dall’ISS per i prodotti cosmetici è di 10 mg/kg.

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Capirete bene che la questione è abbastanza complessa e che nella valutazione della sicurezza di un cosmetico entrano in gioco numerosi fattori, come la durata del contatto tra pelle e prodotto, il profilo tossicologico delle materie prime, il processo di fabbricazione, la qualità dell’imballaggio, il numero di cosmetici utilizzati e la loro frequenza d’uso, infine la zona del corpo interessata.
In questo contesto un po’ caotico, il test per i metalli pesanti va a configurarsi come un ottimo strumento di garanzia per il consumatore che, trovando il claim nickel tested in etichetta, potrà indagare in modo più approfondito il quantitativo di nichel presente all’interno del cosmetico.

Va assolutamente ricordato, a questo punto del discorso, che il test per il nichel e per gli altri metalli pesanti è volontario, assolutamente facoltativo ed è quindi l’azienda stessa a scegliere di inviare i propri prodotti nei laboratori certificati i quali, dopo aver sottoposto i cosmetici ad analisi accurate, rilasciano l’autorizzazione all’apposizione del claim in etichetta.
Attualmente, inoltre, i laboratori che effettuano questo tipo di indagini dispongono di strumentazioni molto sensibili, e sono in grado di rilevare anche piccolissime tracce di metallo all’interno di una formula cosmetica.
L’accuratezza nell’analisi dei cosmetici ci permette di scrivere in etichetta nichel<0,1 ppm oppure nickel tested < 0.0001%.

Ultima, fondamentale precisazione: attenzione al claim Nickel free. Ricordiamo, ancora una volta, che è impossibile asserire con certezza che un cosmetico sia privo di questo metallo e per questo motivo, ci raccomandiamo: non lasciatevi ingannare da questo tipo di comunicazione qualora vi trovaste a dover compiere una scelta di acquisto.

ps: i nostri racconti sono tutti frutto di uno studio attento e dettagliato delle fonti. Nel caso in cui trovassi inesattezze oppure desiderassi puntualizzare qualcosa, ti invitiamo a scriverci: non siamo qui per insegnare soltanto ma per imparare soprattutto, insieme!

FONTI

  1. Barceloux, D. G., & Barceloux, D. (1999).  Journal of Toxicology: Clinical Toxicology, 37(2), 239–258.
  2. Istituto Superiore di Sanità. Giornata informativa sui prodotti cosmetici. Aspetti regolatori e problematiche emergenti. Istituto Superiore di Sanità. Roma, 20 giugno 2013. Atti. A cura di Beatrice Bocca, Rossella Briancesco, Isabella De Angelis e Rita Porrà 2014, iv, 69 p. Rapporti ISTISAN 14/14.
  3. Ministero della Salute. Valutazione del rischio e valore guida. Nichel.
  4. Yamaguchi, H., Hirasawa, N., Asakawa, S., Okita, K., & Tokura, Y. (2015). Intrinsic atopic dermatitis shows high serum nickel concentration. Allergology International, 64(3), 282–284.

FOTO: Unsplash.

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